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Il Museo Nazionale d'arte medievale e moderna di Arezzo, fotografato il 14 giugno 2019 in una delle rare e semideserte aperture. |
Dal 18 maggio i musei dovrebbero riaprire dopo l'emergenza
sanitaria.
Sarà
davvero così? Come e quando riapriranno musei che, ben prima dei
problemi causati dal Coronavirus, vivevano una situazione drammatica
tra carenza cronica di personale, aperture limitatissime,
finanziamenti ridotti all'osso?
In
questa sede mi riferirò principalmente ai musei nazionali toscani,
la cui situazione conosco più da vicino. Il Museo
Nazionale di San Matteo a Pisa, una sorta di sancta sanctorum per
lo studio dell'arte pisana e toscana dal XII secolo al Rinascimento,
da qualche anno era più chiuso che aperto a causa di una mancanza di
personale gravissima: con le spese ulteriori che la riapertura in
sicurezza impone, non ha una data certa di riapertura.
Stesso
discorso per la Pinacoteca Nazionale di Siena, tempio dell'arte senese, che aveva già ridotto
gli orari di apertura e che resterà chiusa fino a data da
destinarsi.
E
che ne sarà del Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca, che per
gli stessi motivi negli ultimi tempi si trovava nelle medesime
condizioni del San Matteo di Pisa, tra chiusure diffuse e aperture
contingentate? E del Museo Nazionale d'arte medievale e moderna di
Arezzo, aperto a stento due soli giorni a settimana?
Mi
fermo qui perché il quadro è già abbastanza vergognoso. Il
problema di fondo è che questi musei, tra i principali d'Italia e
del mondo – musei che, tanto per fare qualche nome, conservano
Duccio di Buoninsegna e Simone Martini, Masaccio e il Beato Angelico, Donatello e Vasari -, vivevano da tempo una situazione
scandalosa, causata dalla miopia gravissima e dal menefreghismo di
una classe politica inetta e, va detto, di una cittadinanza che
generalmente dei musei si interessa poco e niente. Il Coronavirus,
dunque, anche in questo campo, non fa che mostrare
l'inefficienza e l'inadeguatezza di un “sistema Paese”
che ospita alcuni dei più importanti musei del mondo senza
curarsene: e chi ha potuto parlare coi direttori o anche col semplice
personale conosce bene lo sconforto, la frustrazione e la rabbia di
chi non ha mezzi per contrastare una situazione inaccettabile.
Tutto
ciò in Toscana, una delle regioni più avanzate d'Italia e per
tradizione tra le più legate all'arte: tremo pensando a cosa
può succedere in altre aree più periferiche, ai musei cittadini più
piccoli che già prima arrancavano.
Personalmente
non so se questa emergenza sanitaria ci “renderà migliori”, come
tanto spesso e con tanta retorica si sente ripetere in
televisione, ma certo il Coronavirus e i suoi effetti ci mostrano, in
tutta la sua agghiacciante e vergognosa evidenza, l'inettitudine di
un'Italia inadeguata ai tesori che conserva.