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Michelangelo, Tomba di Giuliano dè Medici, 1519-34 |
E al centro Michelangelo, con uno dei
suoi massimi capolavori: le tombe di Giuliano e Lorenzo dè Medici nella Sacrestia
Nuova di san Lorenzo, a Firenze.
Quale momento più propizio per
saggiare, sulla pelle di una stessa opera, le differenze tra l’impostazione
formalista e quella iconologica, qui nelle versioni di due dei loro massimi
interpreti?
Veniamo dunque a Wölfflin, e alla sua
interpretazione di quest’opera magnifica contenuta nel suo bellissimo L’arte classica- introduzione al
Rinascimento italiano[1].
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Michelangelo, Tomba di Lorenzo dè Medici |
Ecco dunque la grandezza
dell’invenzione di Michelangelo: uno spazio che è insieme architettonico e
scultoreo, in cui cioè le sculture non si trovano integrate a posteriori in un ambiente che le è estraneo,
ma inserite in un ambiente creato appositamente per accoglierle ed esaltarle.
Infatti questo è «uno spazio che non si prestava soltanto a un maggiore
sfruttamento plastico, ma in cui anche il giuoco delle luci era interamente
dominato dalla volontà dell’artista. Le figure della Notte e del Pensieroso[2] sono state ideate
pensando a una completa ombreggiatura del volto: un caso senza precedenti nella
scultura».
E ancora: «la tomba non è costituita da
un’architettura indipendente schiacciata sul muro con alcune figure, ma la
statua del protagonista si trova nella parete stessa. Due elementi spaziali perfettamente
distinti giungono qui a fondersi in un effetto solo. […] L’artista non ha
immaginato, dunque, solo una composizione figurativa triangolare, ma ha voluto
che le statue trovassero il loro vero rilievo con l’architettura».
Come si può vedere, nell’analisi di
Wölfflin il rapporto tra scultura e architettura è nevralgico; principalmente,
egli ritiene che la seconda sia al servizio della prima, al servizio cioè della
monumentalità “opprimente” e colossale delle statue, tanto più grandi dei
coperchi dei sarcofagi.
Da ciò lo studioso, che ricorda che
Michelangelo aveva originariamente progettato altre quattro statue allegoriche,
giunge a una conclusione importante: che questi «sono effetti che non hanno più
nulla a che fare colla bellezza liberatrice del Rinascimento».
Michelangelo sarebbe dunque giunto
oltre, diventando l’ispiratore della decadenza dell’arte italiana, e cioè di
quella stagione passata alla storia come Manierismo- Panofsky invece opererà
una netta distinzione tra la scultura michelangiolesca e quella manierista e
barocca.
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Michelangelo, Allegoria della Notte, particolare della tomba di Giuliano |
Comunque, quello che a noi interessa notare
è questo semplice fatto: che tutto, nell’analisi wolffliniana, è ricondotto a
questioni eminentemente formali. Non c’è altro che la forma a giustificare, a
spiegare, l’opera di Michelangelo, le sue scelte compositive.
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Michelangelo, Allegoria del Giorno, particolare della tomba di Giuliano |
Il Neoplatonismo è dunque la lente
attraverso cui leggere il significato dell’opera: gli Dèi fluviali che nel
progetto originario dovevano trovarsi «sul fondo stesso dei monumenti», mai
realizzati, simboleggiano il mondo
sotterraneo, quello della materia in cui l’anima umana rimane imprigionata,
e dunque sono identificati come i quattro fiumi dell’Ade; di conseguenza le Ore
del Giorno sui registri superiori «rappresentano il mondo terrestre, cioè il
Regno della Natura, costruito di materia e forma. Tale regno, che include la
vita terrena dell’uomo, è in realtà l’unica sfera soggetta al tempo»; queste
figure, L’Alba, il Giorno, il Crepuscolo e la Notte designano «la potenza
distruttiva del tempo», «dipingono il quadruplice aspetto della vita terrena
come condizione di sofferenza concreta».
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Michelangelo, Lorenzo dè Medici, particolare della tomba -da notare lo scrigno con la testa di pipistrello su cui Lorenzo poggia il gomito, spia per Panofsky dell'essenza neoplatonica dell'opera |
Fate attenzione a questo passaggio: «L’antitesi
[tra la vita attiva e quella contemplativa] è indicata, in linea generale, dal
contrasto tra la composizione “aperta”
della statua di Giuliano e la composizione “chiusa” del “Pensieroso”»;
questo giudizio è paradigmatico dell’impostazione iconologica di Panofsky,
poichè un fatto formale determinante (i modi in cui le due sculture sono
realizzate) viene spiegato e giustificato tramite il ricorso a un fattore
contenutistico: è l’aderenza al contenuto, cioè, che ha portato Michelangelo a
realizzare Giuliano e Lorenzo in quella specifica maniera.
A questo punto, saltando le altre
conclusioni panofskyane neoplatoniste (lo scrigno con la testa di pipistrello,
per esempio), abbiamo visto quanto siano distanti le analisi di Wölfflin e
Panofsky: tutta incentrata sulla spiegazione della forma in termini
eminentemente formali la prima; tutta presa dalla spiegazione dei contenuti la
seconda- tanto che sono i contenuti a determinare la forma.
Possiamo parlare di due
interpretazioni, e soprattutto di due impostazioni metodologiche,
inconciliabili, opposte, addirittura avverse? Può darsi. Io però la vedo in una
maniera un po’ differente.
Tenuto fermo che entrambe le impostazioni
e le interpretazioni sono spettacolari, che entrambe ci avvicinano all’opera di
Michelangelo in maniera costruttiva, importante, addirittura eccelsa, dal mio
punto di vista credo che noi, storici dell’arte del nuovo millennio, non
abbiamo nessun motivo per scegliere una ed escludere l’altra.
Voglio dire che siamo di fronte a due
metodologie (e quindi a due conseguenti interpretazioni) che noi potremmo
considerare non come avversarie e inconciliabili, ma bensì come complementari.
Perché dovremmo rinunciare all’analisi
formale in nome di quella dei contenuti, e viceversa? Perché non potremmo, al
contrario, considerare questi due momenti come due aspetti distinti di una sola
-e quindi più completa e ampia- interpretazione?
Insomma, io credo che nello storico
dell’arte odierno, ormai lontano dalle pur stimolanti e giustificate polemiche
metodologiche del secolo scorso, debba convivere un po’ di Wölfflin e un po’ di
Panofsky, un po’ di formalismo e un po’ di iconologia; e non per una sorta di
cerchiobottismo, ma per essere più fedeli alla infinità complessità (formale e
significante) dell’opera d’arte.
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Michelangelo, Allegoria dell'Aurora, particolare della tomba di Lorenzo |
Come dicevo prima, Wölfflin avvicina
Michelangelo al Manierismo, mentre Panofsky è contrario a un simile
avvicinamento- anzi, egli non considera la scultura michelangiolesca né “tardo
rinascimentale” né tantomeno barocca. Non importa stabilire chi abbia ragione:
quello che mi interessa è il modo in cui Panofsky giunge alla sua conclusione.
Ebbene, lo vediamo proprio in apertura
de Il movimento neoplatonico e
Michelangelo, quando sostiene, al termine di un lungo e avvincente
confronto con gli stili artistici menzionati, che «le figure di Michelangelo
non sono concepite in relazione ad un asse organico, ma in relazione alle
superfici di un blocco rettangolare […]; sono confinate ai limiti del proprio
volume plastico anziché fondersi con lo spazio; e le loro energie si consumano
in un conflitto interno di forze che mutuamente si stimolano e si paralizzano
l’un l’altra».
Questa, chiaramente, è una splendida
analisi formale!
Un’analisi formale che, attuata dal più
influente degli iconologi, ovviamente non dimentica che «tutti questi principi
stilistici e consuetudini tecniche possiedono un significato più che formale:
sono sintomatici dell’essenza stessa della personalità di Michelangelo».
Forma e significati extraformali si
tengono, e forse, aggiungo io, diventano una cosa sola.
[1] Il libro
è oggi pubblicato da Abscondita; l’edizione a cui farò riferimento è quella
della Sansoni del 1978 – ma tra le due edizioni non ci dovrebbero essere
differenze, in quanto a traduzione e apparato iconografico.
[2] Con
questo appellativo sia Wölfflin che Panofsky si riferiscono alla statua di Lorenzo.
[3] In E.
Panofsky, Studi di iconologia- i temi
umanistici nell’arte del Rinascimento, Einaudi 1975
[4] Vedi,
come esempio, Misteri pagani nel
Rinascimento di Edgar Wind.
Ma come si possono concigliare le due visioni? Rimaranno distaccate o si potranno integrare, e magari ottenere anche corrispondenze di significato?
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